Diabolik è stato il mio fumetto preferito d’infanzia, il fumetto del quale possedevo una collezione da far invidia. C’erano queste donne sulla quarta di copertina, belle come il sole, tutte perfettamente truccate e dotate di nomi sensuali ed esotici tipo Olga, Jessica, Yvonne, Claire, Lory-Dey e io stavo lì a rimirarle affascinata.
Un giorno, dopo aver superato abbondantemente la decina di copie, misi tutte le protagoniste spalmate sul pavimento della mia cameretta e montai su un concorso di bellezza che al confronto Miss Universo è una passeggiata di salute. Dopo severa e scrupolosa selezione, una rosa di tre finaliste si sfidava a colpi di taglio di capelli e colore di rossetto.
Ma la cosa che più mi colpiva di quel fumetto, oltre al muscoloso corpo inguainato del bel tenebroso Diabolik – cosa che apprezzavo precocemente all’età di 9 anni – oltre ai rumori terrificanti generati da porte, spifferi, cazzotti e simili, come CLANG CLANG, SBANG, TUM, POW, SWISSS… più di tutti c’era il Pentothal.
Ah! Quanto mi sono scervellata da piccola per cercare di capire cosa fosse mai questo prodotto dal nome strano che ne bastavano due goccette endovena e la poveretta di turno se la cantava come Pavarotti.
Sì perché Diabolik e la sua comparella ne facevano uso industriale, fiumi di Pentothal scorrevano di numero in numero, una panacea per farsi rivelare tutti i segreti del mondo: dove stavano nascosti i diamanti da un chilo l’uno, la combinazione della cassaforte, il codice segreto dell’American Express Platinum… e io non avevo però coraggio di chiedere a nessuno l’origine di questo prodigioso composto, ero timorosa di sparare qualche cavolata galattica o di pronunciare una parola tabù e allora me ne stavo zitta a rimuginare sul Pentothal e su come potersene procurare un pochino da utilizzare a piacimento su parenti e amichette.
Era come una pozione magica che mi avrebbe potuto aprire le porte all’incantato mondo della verità…
Quanto l’ho cercato questo benedetto tiopental sodico! Crescendo, verso i 12 anni, ho scoperto che l’elisir in questione non era altro che un “banale” farmaco ad azione ipnotica usato dagli anestesisti.
La delusione.
Non avrei mai potuto beneficiare dei suoi effetti a mio piacimento, porca Eva!