Si pensano i pensieri degli altri, idee preconfezionate servite nel fast food della cultura di massa.
Sembra troppo faticoso ormai far girare gli ingranaggi del proprio intelletto, arrugginiti dalla mercificazione di quel sapere alla portata di tutti che con la vera cultura ha ben poco a che vedere.
Le notizie prima si lanciano addosso al pubblico, ingigantite, tanto per fare audience:
“Dai, scriviamo un bel titolone acchiappa click”,
“Ma la fonte è verificata? È sicura?”,
“Che cazzo ti frega, intanto diffondiamo la notizia così…”.
Poi si ridimensionano, a volte ritrattano perfino. Ci sono le bufale oggi, il filone catastrofico che si espande a macchia d’olio su WhatsApp a mo’ di catena di sant’Antonio, tipo che l’Isis spedisce per posta campioncini di profumo, in realtà è una tossina letale, ti spruzzi il profumo e muori sul colpo.
Si parla con parole non pensate, si pontifica addirittura, ripetendo a pappagallo qualcosa di estraneo per non fare la fatica di doversi costruire un’idea propria.
Si modifica il numero delle vittime, prima di più poi di meno poi si sono salvanti tutti, anzi no, si sono salvati in pochi.
E c’è chi si fomenta sul nulla, senza aver neppure capito il vero cuore del problema.
Ma ormai le cose vanno così, in questo mondo frettoloso e superficiale non si ha nemmeno più il tempo di fermarsi un attimo, riflettere.
Stare zitti.

Enjoy the silence