La prima cosa che ho fatto dopo aver finito di leggere questo romanzo, è stata andare a cercare su Google il nome dell’autrice, Emma Donoghue, e scoprire quali altri romanzi avesse scritto. Già questo dettaglio potrebbe essere uno spoiler rispetto alla mia opinione su Il prodigio.
Questo genere di romanzi riesce a provocare quello che io chiamo effetto risucchio, ossia quella sensazione di sottovuoto che ti danno i libri talmente coinvolgenti da risucchiarti, appunto, nella loro dimensione, facendoti perdere il contatto con la realtà che ti circonda. Non è mica facile essere in grado di produrre l’effetto risucchio, Emma Donoghue ci è riuscita in pieno.
Do, come al solito, un breve accenno alla trama:
Siamo nell’Irlanda della seconda metà dell’Ottocento e l’infermiera Lib Wright, veterana della guerra di Crimea e allieva della ben nota Florence Nightingale, viene convocata in uno sperduto paesino delle Midlands per un compito piuttosto singolare: vegliare giorno e notte Anna O’Donnell.
La ragazzina afferma di non mangiare più dal giorno del suo undicesimo compleanno, ben quattro mesi prima, dicendo di nutrirsi solo della biblica “manna dal cielo”. Si tratta di un vero e proprio prodigio, oppure gli O’Donnell sono solo una massa di impostori?
Lib non ha molti dubbi a riguardo, anzi, è convinta che le saranno sufficienti un paio di giorni per smascherare l’imbroglio, in modo da potersene tornare in Inghilterra e scappare a gambe levate da quella terra piena di superstizioni imbarazzanti e credenze assurde.
Eppure, durante i primi giorni di sorveglianza, l’infermiera inglese non riesce a cogliere in fallo né la piccola né i suoi familiari. Il suo rigore scientifico comincia a vacillare: che si tratti davvero di un qualche prodigio miracoloso?
Fin quando la dolce e intelligente Anna non inizia a mostrare evidenti segni di malessere e deperimento… cosa si nasconde dietro il presunto digiuno auto imposto?
Due cose sono riuscite magistralmente alla Donoghue in questo romanzo: l’impianto descrittivo che ti trascina con forza all’interno della storia e il suo modo naturale e mai forzato di mantenere sempre alta la suspense, nonostante le vicende si svolgano quasi tutte all’interno della misera abitazione degli O’Donnell.
La prosa della scrittrice irlandese non soffre mai di rallentamenti, incoerenze o cadute attentive, la trama scivola via anche troppo velocemente, al punto che vi sarete talmente affezionate ai personaggi e sarà doloroso dovergli dire addio a pagina 299, quando il punto finale chiuderà il sipario sulla storia di Anna e Lib.
Le donne di questo romanzo sono magistralmente dipinte, Lib è simbolo di emancipazione e indipendenza, una donna fiera, intelligente e con un passato di sofferenza alle spalle che, nonostante l’apparente cinismo, non ha scalfito quelli che sono i suoi sentimenti più puri e sinceri.
La piccola Anna è il simbolo di una mente brillante e vivace obbligata a subire l’ignoranza e il bigottismo che la circonda, una mente costretta a chiudersi sempre più in se stessa per scappare al dolore di una colpa che, alla fine, nemmeno le appartiene.
Rosaleen O’Donnell, la madre di Anna, è un concentrato di comportamenti aberranti e al limite dell’assurdo, una donna resa cieca da un cupo e distorto desiderio di martirio; una donna comunque debole e in balia di un’ignoranza che non lascia scampo.
Il fanatismo religioso, delirante, di tutti gli altri personaggi – del medico, del prete, del padre di Anna, di Kitty – fa rabbrividire, riempie di rabbia e angoscia; l’immobilismo che pervade gli abitanti del piccolo villaggio, dello stesso comitato che dovrebbe vigilare sulla salute della piccola O’Donnell, scuote talmente tanto che viene il desiderio di prendere tutti a pugni e urlare loro in faccia quanto siano sciocchi e ottusi.
Un romanzo consigliatissimo, un’opera densa la cui storia albergherà a lungo nella memoria del lettore.
Nominato «Notable Book of 2016» dal Washington Post
Tra i 100 migliori romanzi del 2016 per Kirkus Reviews
«Un notevole romanzo storico, basato su fatti che possono essere realmente accaduti. Un’opera da cui è impossibile staccarsi».
Stephen King, New York Times Book Review
«Un romanzo che colpisce al cuore».
New York Times
- Titolo: Il prodigio
- Autore: Emma Donoghue
- Editore: Neri Pozza
- Pagine: 301
3 comments
Libro davvero pazzesco!
l’ho preso senza sapere molto su questo libro, anzi non ne sapevo proprio nulla.
E’ stato un acquisto a scatola chiusa ed un’ottima sorpresa.
È il terzo romanzo dell’editore Neri Pozza che leggo e devo dire che non sono mai rimasta delusa, ha una linea editoriale di gran gusto.
Ti consiglio anche Dentro soffia il vento della Diotallevi (qui sul blog trovi la mia recensione).
Grazie per il suggerimento!